lunedì 31 marzo 2014

Artigianato vinicolo trentino: Marzemino Poiema.


Al di là della qualità e della personalità dei loro vini, i cosiddetti "vignaioli" meritano di essere visitati anche soltanto per il piacere di essere loro ospiti. Da loro infatti - di solito - non acquistiamo semplicemente il prodotto asettico "visita/degustazione guidata", ma è sempre un po' come se ci aprissero le porte della loro casa.
Alla fin fine, noi ci limitiamo a porre domande sui loro vini e sulla loro azienda. Le loro risposte, però, ci rivelano sempre un frammento del loro vissuto e della loro visione del mondo (vinicolo), ed è di questo probabilmente, di storie ed idee autentiche, che andiamo alla ricerca.
E poi - altra cosa che ci piace - nel loro atteggiamento troviamo molto spesso quell'ospitalità che potremmo aspettarci dall'affezionato vicino di casa.
Quanto sopra rappresenta bene quello che abbiamo provato nella nostra breve visita ad Eugenio Rosi e, soprattutto, a sua moglie Tamara.


Nella loro cantina - non so se sia sempre così o se dipenda dalla particolare serata (si festeggia una vittoria di pallavolo giovanile) - c'è un ambiente intimo, accogliente, aperto; alcune persone sono già lì, altri conoscenti ed amici arrivano dopo, un po' come se passando da quelle e si fermassero per un po' a bere un bicchiere o a fare due chiacchiere con i padroni di casa.
Ma non è tutto, perché là incontriamo anche degli ottimi (ed abbondanti!) calici di vino. Dei quali parleremo man mano che le bottiglie verranno stappate in casa...

Ed ecco che, già dopo qualche giorno, approfittando della disponibilità di un po' di carnazza grassa, apriamo il loro VdD IGT Marzemino "Poiema" del 2010.
L'uva proviene dalla località dei Ziresi (tra Volano e Calliano, caratterizzata - come ci spiega l'anfitriona Tamara - da un terreno argilloso di origine alluvionale a 200 m s.l.m. (ci passava l'Adige).
La peculiarità del loro vino è che il 30% delle uve viene vendemmiato prima, per essere lasciato ad appassire nella soffitta dell'antico edificio che ospita la cantina. Lì rimane per 30-40 giorni, all'interno di ceste impilate una sull'altra, con le finestre aperte affinché sia garantita una buona areazione.
La restante parte dell'uva completa la maturazione in vigna, poi viene vinificata con i suoi lieviti "indigeni" e, infine, è fatta rifermentare con le uve appassite di cui si diceva prima.
Il vino matura per un anno in botti da 500-700 litri, che per un terzo sono di rovere, per un terzo di castagno e per un terzo di ciliegio: quest'ultimo - racconta Eugenio - è usato sia perché ceda le sue note di ciliegia, che ben si mescolano ai profumi fermentativi del marzemino, sia per via della sua maggiore porosità, che aiuta a contrastare la riduzione tipica del marzemino.
Prima della commercializzazione, però, passerà un ulteriore anno ad affinare in bottiglia.


Versato finalmente nel bicchiere, mostra un colore purpureo intenso ma luminoso.
Ha profumi di ciliegie e piccoli frutti (che ci sembrano lamponi), di spezie (vaniglia e un po' chiodi di garofano), ma anche note floreali di viola e - secondo lei - geranio e sentori come affumicati e di cuoio.
In bocca è piacevolissimo, di corpo medio ma più polposo e concentrato dei tipici marzemini, e comunque ben fresco e sapido, con una certa tannicità, per niente aggressiva, ed una buona persistenza finale. Da bere e ribere.
Non vediamo l'ora di provare gli altri...

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