Ecco, l'abbinamento di stasera è stato giusto per trovare la rima.
Lui, Denny Bini, è un giovane vignaiolo, che ha cominciato a vinificare con una sua etichetta nel 2007, con mezzo ettaro di terreni in affitto a Coviolo, alle porte di Reggio nell'Emilia. L'impianto dei vigneti risale però già al 2003, con le varietà lambrusco grasparossa e malbo gentile.
Dal 2011 lavora un ettaro complessivo di terra e coltiva anche lambrusco salamino e di sorbara.
La zona di produzione prende il nome di Podere Cipolla. E' situata su una bassa collina a 200 metri s.l.m., compresa tra due torrenti, e si caratterizza per un suolo con un primo strato compatto limoso-argilloso, seguito a 40 cm di profondità da uno strato di rocce alluvionali (e fossili) ciottoloso e quindi maggiormente drenato.
Data la naturale fertilità del terreno, per ridurre la resa si è scelto l'allevamento a cordone speronato, con potatura corta, limitando a 16 le gemme per ceppo.
Le rese non superano gli 80 q/ha, mentre la densità di impianto è di 2.400 ceppi/ha.
La coltivazione - pur priva di certificazioni - segue il regime biologico: trattamenti solo con rame e zolfo; concimazioni con letame e sovescio; diserbo meccanico; aggiunta di solfiti soltanto in fase di pigiatura; nessuna chiarificazione né filtrazione (il tannino ed il sedimento dei lieviti fungono da antiossidante).
"Se non acquistate vi faccio un mazzo..." |
Quell'etichetta col sole... l'abbiamo già vista! |
Il suo Lambrusco dell'Emilia IGP "Ponente 270" del 2012 - aperto stasera - è un uvaggio di tutte le varietà di lambrusco aziendali: quindi grasparossa, salamino, malbo gentile e di sorbara. E' vinificato in acciaio con lieviti indigeni, e subisce una macerazione sulle vinacce di 3-4 giorni.
Rifermenta in bottiglia - secondo il metodo tradizionale - e nello stesso contenitore rimane per almeno 8 mesi prima della commercializzazione.
Ha un colore purpureo intenso e luminoso, con una lieve effervescenza superficiale. Gli odori sono abbastaza intensi e franchi, e rimandano alla marmellata di ciliegie (aspre) ma pure alle spezie, come vaniglia e chiodi di garofano, e persino a sentori smaltati. In bocca è secco, senza residui zuccherini evidenti, e vivace ed energico, snello e beverino; è animato inizialmente dalla frizzantezza e dall'acidità, poi si fa sentire la struttura tannica abbastanza intensa e viva. E' un tipetto di carattere ma soprattutto che dà godimento. Ah, ha solo il 12% alc./vol.
Come al solito, l'abbinamento non è azzeccato.
I ravioli carne e aglio dell'azienda Fioni Alfonso (di Castelverde, CR), in pratica i famosi marubini di Cremona, sono una pasta fresca all'uovo ripiena con carne suina, carne bovina e prosciutto, poi parmigiano reggiano, pane grattato, verdure, spezie ed aromi.
Nel brodo di carne sono davvero squisiti, con uno involucro di pasta spesso e compatto (ottenuto con farine sia di grano duro che di grano tenero) che racchiude un amalgama di carne grassa e pastosa e di "fresca" verdura, il tutto su un netto sfondo agliaceo.
L'unico problema del piatto, per l'appunto, è che non ha un'intensità di profumi e sapori sufficiente per sostenere sostenere questo vino giovanile e forte.
Nel brodo di carne sono davvero squisiti, con uno involucro di pasta spesso e compatto (ottenuto con farine sia di grano duro che di grano tenero) che racchiude un amalgama di carne grassa e pastosa e di "fresca" verdura, il tutto su un netto sfondo agliaceo.
L'unico problema del piatto, per l'appunto, è che non ha un'intensità di profumi e sapori sufficiente per sostenere sostenere questo vino giovanile e forte.
Se non altro, il tannino del vino compensa l'umidità del brodo e la sua freschezza ripulisce la bocca dalle sensazioni di grassezza e pastosità della pasta e della carne.
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