domenica 28 agosto 2011

Da Peppina con furore.

Non fosse per questo post, la memoria condenserebbe questa serata in tre parole: atmosfera, coniglio e fregatura.
"Atmosfera", perché il Mangiarozzo 2011 di Carlo Cambi ha ragione a consigliare, all'avventore della trattoria "da Peppina di Renato" (Forio d'Ischia), l'impiego di qualunque inganno pur di farsi assegnare un posto sotto il pergolato. E' infatti in questa ristretta zona esterna, sorta di balcone o terrazzamento sul lussureggiante pendio dell'Epomeo, che il locale - già rustico, accogliente e caratteristico - raggiunge un culmine di naturale suggestività, dove la modesta e colorata costruzione umana si immerge completamente nella vegetazione in lenta discesa verso il mare.
"Coniglio", perché rappresenta il clou di una cena a base di carne grandiosa, sia per qualità, sia per dimensioni (con ennesima frustrazione delle nostre speranze di restare leggeri).
In realtà, non ordiniamo più di un antipasto, un secondo ed un dolce e testa. Ma la prima portata è prelibata quanto devastante: un'intera "pizza bianca" con cipolle, patate e gorgonzola distesi su uno strato di mozzarella, una truppa di incredibili "polpettine saracene" ripiene di formaggio, una porzione dei popolarissimi friggitelli, una frittata arrotolata con prosciutto e rucola e, infine, un involtino con melanzane, sottiletta e prosciutto.
L'andazzo suscita una certa preoccupazione ma, fortunatamente, con il "coniglio all'ischitana" si torna a dimensioni normali. Solo le dimensioni, però, perché il sapore giunge invece a vette prodigiose.
L'animale, servito in un tegame di creta fantozzianamente bollente, è tagliato in pezzi e condito con un denso e saporito sugo di pomodorini ed erbe aromatiche: ne risulta una carne incredibilmente tenera e gustosa, ricca di aromi e, grazie al peperoncino, con un accenno di piccante.
Preceduto dal suddetto ben di dio, il croccante con mousse, che si presenta in veste davvero appetitosa, ci lascia invece parecchio delusi per banalità di preparazione e di sapori.
Ci sarebbe quindi un'ultima parola-chiave, che si pronuncia "fregatura". Fatto sta che, malgrado i 30 euro sborsati per un vino fuori listino, che l'infido (ma vogliamo pensare giovane ed inesperto) cameriere ci aveva promesso per la metà, e nonostante la vergogna che ancora provo per non aver reagito con la necessaria violenza fisica, c'è da dire che l'Ischia Rosso DOC "dedicato a Mario d'Ambra" (2008) Casa d'Ambra (Forio) guadagna il titolo di miglior bevanda dell'estate campana e, in assoluto, rimane un prodotto da grandi occasioni.
In particolare - come evidenziato nell'intermezzo del piccolo degustatore - il vino proviene da uve Guarnaccia e Per'e' Palummo (o Piedirosso), è color rosso rubino e sprigiona un profumo vinoso, con note di ciliegie sotto spirito ed un insolito sentore di abbrustolito (la piccola degustatrice dice: odore di rosmarino ed erbe aromatiche); al palato è più freddo di quanto gli odori lasciassero prevedere, con sensazioni salate e tanniche bilanciate, comunque, da una certa morbidezza.

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