lunedì 16 giugno 2014

Vignaioli in cerca di frontiere...

La Mostra-mercato dei vignaioli del Trentino è giovanissima (la prima edizione mi pare risalga al 2012) e rappresenta un'entità ancora multiforme, dinamica e ricca di potenzialità...
Del resto, si muove un contesto sfuggente ed incerto, nel quale non trovano pace i rapporti con l'altra grande (?) manifestazione enoica locale: quella Mostra Vini che, per converso, si involve di anno in anno tanto da stare smarrendo ogni significato...
Quest'anno, insomma, il fermento dei Vignaioli del Trentino scompagina ancora le carte... anche grazie alla collaborazione con Imperial Wines, altra associazione sempre più attiva sul territorio, dedita alla creazione di spazi di confronto (virtuali e fisici) tra gli attori del comparto vitivinicolo trentino e gli omologhi della c.d. "Mitteleuropa".
Una di queste occasioni è, per l'appunto, l'annuale Mostra-mercato. Che esce dai confini provinciali e cerca un assetto più ampio coinvolgendo i Paesi dell'ex-Impero austro-ungarico: un primo passo per allargare un po' il campo visuale dei trentini (spesso molto autoreferenziali) e, soprattutto, per invitare persone, territori e culture lontani a riscoprire le loro comuni radici storiche...

Non resta ferma neppure la sede della manifestazione, che dagli stanzoni di Trento Fiere arriva agli eleganti e ricchi (e mitteleuropei) ambienti dell'ottocentesco Casinò di Arco.
Tutte le "rappresentanze" si danno infatti appuntamento nel suo Salone delle Feste, da quella più nutrita del Trentino, a quella sparuta altoatesina, per poi spostarsi ad Est verso il Friuli-Venezia Giulia e la Slovenia, l'Austria, la Moravia e l'Ungheria.

Per quanto ci riguarda, scegliamo di dedicarci quasi esclusivamente allo "straniero", anche perché, per noi, si tratta di avvicinarci per la prima volta a culture vinicole completamente ignorate.
Ed il giudizio che portiamo a casa - giudizio da ignoranti, lo ribadiamo - è molto positivo, perché, al di là di qualche vino un po' piacione e di qualcun altro un po' troppo "selvaggio", ci imbattiamo in prodotti originali (rispetto ai nostri canoni) ma pure curati e armonici.
Ecco quelli che più ci lasciano il segno in 6 ore di assaggi e tentativi di dialogo (per cui ringrazio le traduzioni di Quella), con descrizioni più o meno lucide a seconda del tasso alcolemico.
Unico rammarico: aver scattato solo foto di bottiglie...

UNGHERIA.
Tokaji Furmint "Betsek" 2011 di Orosz Gábor (a Mád), vino secco da uva furmint, proveniente  dall'area viticola di Mád e, precisamente, dal vigneto Betsek (il cui suolo è caratterizzato da argilla, pietre vulcaniche e minerali).
La vendemmia risale a metà settembre. E' stato fatto fermentare spontaneamente in botti da 220 e da 500 litri, maturando poi per un anno in botti di rovere (per lo più usate) e, infine, affinando per un altro anno in bottiglia.
Il naso è dominato dalla pietra focaia, accompagnata da note affumicate e fruttate di pesca.
In bocca rivela una notevole struttura, con la freschezza e soprattutto la grande sapidità che nascondono benissimo il 14,5% ABV. Finale leggermente amaro e lunga persistenza.


Tokaji Aszú 6 puttonyos 2007, ancora Orosz Gábor, ancora regione del Mád, ma stavolta sono coinvolti diversi vigneti aziendali. Le varietà di uva sono furmint e hárslevelu, vendemmiate tra la fine di ottobre e la metà di novembre.
Il raccolto è posto in tini di legno da 10 hl, dove il peso degli acini in alto causa la rottura di quelli inferiori, con fuoriuscita di una parte del loro succo (essencia) che viene raccolta attraverso i fori del tino.
Viene quindi versato sugli acini rotti del nuovo vino a base frumint, lasciato macerare per 36 ore.
Solo allora si procede alla pressatura degli acini. Dopo di che il vino - addizionato con l'essencia - è posto a maturare in botti di rovere per 3 anni e mezzo.
Di colore dorato luminoso, al naso lo speziato (zafferano) di botrytis non predomina ma si fonde con la frutta ed miele e, sul lato fresco, le note di pietra e di erbe aromatiche. In bocca è strutturato e viscoso, ben giocato sul contrasto dolcezza-acidità.
(ci limitiamo a due facciotte solo perché avevamo il palato ormai compromesso dalle precedenti 6 ore di bevute...)



AUSTRIA.
Wagram Qualitätswein Grüner Veltliner "Goldberg" trocken 2013 della cantina Eschenhof-Holzer (di Grossriedenthal) ha profumi fini ed articolati, di pesca ed albicocca mature, di roccia, e poi note di salvia, rosmarino e tipo mela verde. Dotato di corpo medio, è abbastanza morbido ma al contempo asprigno e sapido: equilibrato e piacevole.
 


Wagram Qualitätswein Zweigelt "Goldberg" trocken 2011 di Eschenhof-Holzer. Conclusa la fermentazione e la macerazione di 4 settimane sulle bucce, viene elevato in botti di rovere per 1 anno.
Fruttato (ciliegia e frutti rossi) e riccamente speziato di vaniglia, radice di liquirizia e menta, è un vino vigoroso, sapido e tannico.
 



MORAVIA.
Dva Duby, sia per la disponibilità e l'affabilità del titolare, sia per la bontà dei suoi vini, è la nostra cantina del giorno.
Ha sede Dolni Kounice, nei cui dintorni si trovano i suoi vigneti. Li caratterizza la presenza di uno strato di terra non molto profondo e drenante, che induce le radici ad attraversarlo per raggiungere il profondissimo strato sottostante di rocce antiche.
In vigneto non utilizza chimica né rame: soltanto zolfo, preparati biodinamici e tisane. Tranne il diserbo, tutto il lavoro è manuale.
In cantina pratica fermentazioni spontanee e limita al minimo il suo intervento, se si esclusione un po' di solforosa aggiunta pre-imbottigliamento.
Il suo Cuvée Prima Nocta 2012 è ricavato da sola uva malvasia (l'indicazione generica Cuvée, in etichetta, è dovuta alla contestazione del sistema ceco di denominazione e classificazione dei vini, imperniato sul grado zuccherino). E' un vino complesso e di carattere, nonostante la giovinezza: l'olfatto rimanda qua e là al mondo floreale, alle erbe aromatiche ed alla frutta matura, ed i variegati profumi sono arricchiti da note acetiche e persino da ricordi animali (stalla). In bocca è discretamente intenso ed equilibrato, tra calore, freschezza e sapidità. Il finale è piacevolmente amarognolo e ci sembra piuttosto persistente.


Anche la sua Cuvée Lowenherz 2011 è mono-varietale (San Lorenzo), ottenuto con macerazione di 4 settimane e successiva maturazione in botte aperta per un anno. Sa di lamponi e ciliegie aspre, di pepe e di altre indefinite spezie fresche. La freschezza continua in bocca, tra asprezza e tannicità, che prevalgono ma con piacevolezza. Di struttura media, si conclude in un leggero finale amaro.




SLOVENIA.
Deželno vino PGO Primorska Carso "Terranatura" 2011 è prodotto da Stemberger (di Sežana). L'area di provenienze è quella del distretto vinicolo del Carso, uno dei quattro che compongono la regione vinicola Primorska.
La varietà d'uva è terrano (della famiglia del refosco), vendemmiato a fine ottobre.
Ha fermentato spontaneamente, in tini aperti, dove è stato lasciato a macerare sulle bucce per circa 20 giorni. La maturazione è avvenuta in botti grandi da 10 hl, per 2 anni.
E' un vino possente, con profumi di marmellata di prugne, di terra, di erbe aromatiche, in bocca ha notevole calore alcolico, grande struttura, è sapido e tannico.

 

venerdì 6 giugno 2014

Il sorprendente Riesling Pelz con i suoi vassalli Caciocavallo lucano e Bettelmatt.

Sinceramente, quando - poche settimane fa - abbiamo fatto visita alla cantina Pelz, più che dei loro vini eravamo curiosi di vedere qualuno dei famosi vigneti terrazzati della Val di Cembra... E stata quindi solo una fortunosa coincidenza a farci scoprire uno dei migliori Riesling mai assaggiati in tutto il Trentino-Alto Adige!


La società agricola Fratelli Pelz, tanto per cominciare, ha sede nell'abitato di Cembra (TN), e coltiva all'incirca 16 ha di vigneti sparsi sul versante della valle esposto a sud-est, tra i 400 ed i 650 metri s.l.m.
Per lungo tempo i vini sono stati commercializzati con la denominazione PelzPiffer, poi, da alcuni anni, l'enologo Vito Piffer è passato alla cantina Endrizzi e l'attività è rimasta in mano in mano ai tre fratelli Pelz: Diego, Michele e Franco.
L'allevamento delle viti è quasi ovunque a guyot, con i filari sistemati a "ritocchino" (cioè orientati da monte a valle, in salita), mentre la vendemmia è per metà meccanizzata e per l'altra metà manuale (in base alle pendenze del suolo, che possono superare il 45%).
Sono diverse la varietà coltivate: in limitata quantità paolina (circa 400 bottiglie) e pinot nero (circa 800 bottiglie, peraltro l'unico vinificato in legno e, precisamente, in barrique verticale), maggiormente invece kerner, müller thurgau e, per l'appunto, riesling renano, di soprendente impronta tedesca, sottile ed idrocarburico.






Oggi apriamo il Trentino DOC Riesling "Clessidra" 2004, etichettato PelzPiffer, da uve coltivate in località Fontana, a 450 m. s.l.m., su terreni di sabbie, ghiaie e limi di natura porfirica. L'allevamento è a guyot, con alta densità di impianto (8.300 viti/ha), vinificato in acciaio.
Ha un titolo alcolometrico del 13,5%.
Si presenta con un colore paglierino-dorato, luminoso.
Al naso si fa attendere per circa un'oretta, ma l'attesa vale la pena: viene fuori con un'intrigante tavolozza aromatica, di media intensità ma abbastanza fine, dove gli odori sassosi, di pietra focaia, idrocarburici (pneumatico) si fondono con note agrumate, di erbe aromatiche, di pesche mature, di frutta secca e persino di albicocche essiccate (l'Altra ci mette pure dello zabaione, massì ué ué).
Anche in bocca non spicca per intensità e forza ma, piuttosto, per finezza. Ha una struttura medio-leggera, discretamente morbido ma teso da una vena acida ed agrumata sottile e profonda e da una vivace sapidità. Ha una buona persistenza e si fa sgargarozzare con grandissima facilità (e infatti la bottiglia sparisce).


Peccato, però, che non abbia forza sufficiente per reggere i due intensi formaggi a cui è abbinato, che finiscono - entrambi - per coprire un po' troppo il vino.

Stiamo parlando, innanzitutto, del Caciocavallo lucano prodotto dal caseificio Fattorie Lucane (Ruoti, PZ) e gentilmente offerto da Mr. Gianpiero.
E' una pasta filata a pasta dura, ottenuta da latte è vaccino provieniente dall'altopiano lucano.
Il pezzo sembra preso da una forma ellittica, oppure a pera, non si capisce.
La crosta è di color paglierino con alcune muffe, semidura ed elastica, mentre la pasta è paglierina scarica e priva di occhiature, secca e semidura.
Profuma un sacco di verdura lessa (cavolfiori), assieme al burro cotto, a note di dado, di pelle e - in bocca - a sentori di fieno.
Al palato è dotato di dolcezza media, che sarebbe ben equilibrata dalla media sapidità se quest'ultima non fosse accentuata dalle nette sensazioni piccanti e brucianti, anche un po' eccessive (tanto più che gli aromi rimanderebbero a cibi a tendenza dolce).
Di struttura è semiduro, poco solubile, secco ed abbastanza deformabile. Ha una persistenza media.


L'altro cacio - per il quale ringraziamo Mr. Alessandro - proviene dalle Valli di Antigorio e di Formazza, estremità settentrionale della Valle Ossola Superiore.
Siamo nella Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, nel Nord del Piemonte (ed ormai quasi in Svizzera), e parliamo del Bettelmatt della Latteria Sociale Antigoriana (cooperativa di produttori dell'omonima vallata, con sede a Crodo).
E' ricavato da latte vaccino crudo ed intero, munto in alpeggio nei mesi estivi.
Si ottiene mediante l'aggiunta di caglio di vitello liquido, con una coagulazione a 36-40°C per circa 30'; la cagliata è rotta in chicchi di mais e poi cotta, raccolta in panni e messa nelle forme, dove è sottoposta a pressatura per 12 ore e infine salata a secco o in salamoia. La stagionatura può variare da 60 giorni a diversi anni.
La nostra fetta proviene da una forma cilindrica con scalzo diritto di circa 6 cm e facce piane dal diametro di circa 30 cm.
La crosta è marrone e con muffe bianche e scure, è spessa, liscia e secca.
Ha un sottoscrosta sottile ed un'occhiatura irregolare di medie dimensioni.
La pasta è liscia, compatta, untuosa, tenera e leggermente elastica.
La ricchezza di odori è notevole, in ordine decrescente si sente la stalla, il cuoio, il vegetale lesso, il tabacco, i funghi secchi, l'erba, aromi, frutta secca tostata, legno e burro cotto.
Al palato inizia con una dolcezza media, seguita da una leggera acidità e da una media sapidità... è però il finale a lasciarci perplessi per la travolgente intensità dell'amaro (medio-elevato) e dell'astringenza, che si uniscono a sentori aromatici di pesce secco e carta che ci fanno pensare ad una conservazione non proprio eccellente... chissà...
Comunque, la struttura è tenera, deformabile, adesiva ma molto molto solubile.
Da riprovare senz'altro.