lunedì 30 gennaio 2012

Vedrai, vedrai, Menta vedrai...

E' uno dei miei locali preferiti in quel di Trento, senza dubbio il più bazzicato, eppure non trovo occasione per fare un pasto come si deve e recensirlo decentemente. Per qualche ragione, infatti, ho sempre finito per mangiarci pizza, che del resto non è male: ingredienti buoni, saporita, fantasiosa ma nei limiti del garbo; unica pecca: l'incredibile pesantezza della pasta.
In attesa del gran giorno ecco, intanto, questo post, da dare almeno un contentino alla coscienza - l'importante è l'intenzione -, anche perché Il Menta se lo merita.

Dunque, all'Uva & Menta. Ristorante-pizzeria aperto da pochi anni nel centro storico, caratterizzato dall'ambiente vivace, semplice e ben curato ma, soprattutto, stracolmo di bottiglie; il personale è giovane e cordiale, anche se spesso soprendentemente impreparato. Nome più corretto sarebbe stato "Malto & Menta" - che suona pure bene - perché, in realtà, di vino nemmeno l'ombra.
Anzi, la peculiarità dell'offerta sta proprio nella gamma di birre: non le solite lager "comuni" in alternativa alla Weizen ma una vera e propria "carta delle birre", che, spaziando dai (micro)birrifici italiani ai produttori, anche industriali, di mezzo mondo, riesce a fornire quasi un marchio per ogni stile birrario esistente. Con questa semplice, grande idea, il giovane Menta ha occupato una delle tante fasce di mercato lasciate deserte dalla sterilità mentale degli esercenti locali.

Venendo alla stretta cronaca della serata, si comincia con due assaggi di Isaac e Super della Baladin (Piozzo, CN), offerti dal cameriere per introdurci alle nuove birre alla spina. Senza dubbio buone ma, personalmente, non all'altezza delle loro omonime in bottiglia.
La Isaac - che segue lo stile witbier (alta fermentazione, uso di frumento non maltato, aggiunta di coriandolo e buccia d'arancia) - è qui color giallo carico, torbida, con schiuma quasi impercettibile; l'odore è intensamente agrumato, con note di arancia, albicocca e frutta esotica, evidente anche il lievito mentre il coriandolo, in bottiglia, lo ricordavo più marcato; in bocca è leggermente acida, fresca, peccato che, rispetto alla rifermentata in bottiglia, risulti priva di corpo ed effervescenza.
Analogamente, perde di effervescenza e morbidezza anche la Super - dovrebbe ispirarsi alle Belgian Strong Ale. Di colore ambrato e schiuma anche per lei impercettibile, al naso è dominata dal caramello, con note tostate ed alcoliche, in bocca dalla dolcezza, mitigata nel finale amaro.


Il vero accompagnamento del pasto - ovviamente, pizza, che per me è un saporito "coccio Uva & Menta" colmo di mozzarella e brie ed ornato di salumi di selvaggina - è una bottiglia di Lilith della Brùton (S. Cassiano in provincia di Lucca). Ispirata allo stile American Pale Ale, è una birra di colore ambrato scuro, carico, torbido e quasi marrone, dotata di schiuma bianca, densa e persistente. Note di agrumi e miele (luppolo Cascade americano) sono seguite, in bocca, dal caramello; dolce, morbida, effervescente, conclude piacevolmente nell'amaro del luppolo. Una birra intensa, anche troppo per la mia pizza, ma n'è valsa la pena.